Festival 2020/ Le urla del mondo

Il Festival del Cinema dei diritti umani è promosso nel 2008 dall’associazione Cinema e Diritti, associazione senza scopo di lucro che promuove la cultura dei diritti universali attraverso le immagini di film e documentari. Con materiali e produzioni che arrivano da tutto il mondo,  il Festival documenta le condizioni di vita di persone e popoli che percorrono il difficile cammino della democrazia e dell’eguaglianza e offrono esempi di resistenze umane agli abusi e alle violazioni quotidiane perpetrate da istituzioni e da organizzazioni. Il Festival si ispira al “Cine de Derechos Humanos” di Buenos Aires che ha radici nelle vite esemplari di autori come Glauber Rocha (Brasile) e Raymundo Gleyzer (Argentina) e all’azione dell’Instituto Multimedia DerHumALC di Buenos Aires, che organizza dalla fine degli anni ’90 il Festival DerHumALC nella capitale argentina e a Santiago del Estero. L’Instituto è anche uno dei promotori della Rete dei diritti umani del Sudamerica e del network internazionale degli Human Rights Festival, la rete a cui appartengono alcune delle principali capitali del Mondo che promuovono questi lavori. Dal 2009 il Festival di Napoli fa parte dell Human Rights Film Festival Network (HRFN), organismo coordinato da Amnesty International che ha sede ad Amsterdam (Olanda). Dedicato a “Diritti in ginocchio – Pandemia, Sovranismi e Nuove Discriminazioni”, si è da poco conclusa la XII edizione del Festival. Il titolo di quest’anno è legato alla vicenda di un cittadino americano, George Floyd, crudelmente ucciso da un agente di polizia. La sua morte in diretta ha fatto il giro del mondo, indignando milioni di persone. L’episodio di Minneapolis è stata l’occasione per riflettere sulla recrudescenza di nuovi fascismi, settarismi e altre forme di diseguaglianza accentuate dalla pandemia da Coronavirus. Con una panoramica delle condizioni dei Diritti Umani in alcune aree emblematiche del mondo, in 10 giorni il Festival, quest’anno prevalentemente on line, ha aperto focus sulle carceri d’Italia nelle manifestazioni di protesta; sul mondo della scuola, sulle forme incompiute del lavoro per le giovani generazioni e sulle migrazioni, con la collaborazione della Cooperativa sociale Dedalus di Napoli. Molti i premi espressi dalle varie giurie del Festival: il Premio CiakMigraction con vincitore  Siamo qui da vent’anni di Sandro Bozzolo (Italia) sul tema delle migrazioni; Vincitore della Menzione Human Rights Youth La Napoli di mio padre di Alessia Bottone (Italia), film sulla memoria dei luoghi, sul diritto negato a vivere e a lavorare nella propria città, ma anche sul diritto alla mobilità e all’incontro con altri popoli.  Per Platea Diffusa Caine di Amalia De Simone (Italia) sul mondo della carcerate;  altro cortometraggio vincitore The city of Honey di Moein Ruholamini (Iran). Premi FICC sono andati a  The pain of the sea di Mohammad Reza Masoudi (Iran); a  The city of honey di Moein Ruholamini (Iran); ai lungometraggi Colombia in my arms di Jenni Kivistö e Jussi Rastas (Finlandia); a  Digitalkarma  di Mark Olexa e Francesca Scalisi (Svizzera). Altri premi e segnalazioni sono andati a La niebla de la paz di Joel Stängle (Colombia);  2nd class di Jimmy Olsson (Svezia);  Le voyage de Yashar di Sebastien De Monbrison (Francia) e a  Quien mató a mi hermano di Ana Fraile e Lucas Scavino (Argentina).

 

Redazione

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