L’anno che se ne va/La signora delle formiche e il Vantone

I simboli sono importanti in politica, a volte contano più delle azioni. Le monetine dell’Hotel Raphael a Roma, la folla ai funerali di Berlinguer, l’autostrada per Palermo sventrata dall’attentato a Falcone, hanno siglato la corruzione di tangentopoli, la morte di un politico amato dalle masse, i delitti atroci delle mafie. Sono le immagini che hanno segnato passaggi epocali e oscuri del nostro paese e che rimarranno impresse per sempre nella nostra memoria. Anche l’immagine del corpo intubato di una donna srilankese invaso dalle formiche in un ospedale napoletano, rimarrà  scolpita nei nostri sguardi di lettori, di spettatori, di cittadini della regione Campania. Guardiamo quella foto sui giornali, la osserviamo increduli e come in un film di Dario Argento la pellicola dei nostri occhi ne resta brutalmente impressionata. La signora delle formiche è morta il 29 dicembre, a chiusura di un anno dove i problemi della sanità sono emersi in più occasioni, barelle in corsia, disservizi, scandali e festini, ma quella immagine di una donna intubata sul cui corpo si arrampicano migliaia di piccoli animaletti li supera tutti in una raccapricciante gara dell’orrore. Può capitare una invasione di formiche, in case cittadine basta lasciare una briciola o un granello di zucchero e in un attimo possono arrivare le colonie di insetti da una intercapedine, da una crepa nel muro, dalle finestre. E tutti sappiamo che l’unico baluardo è l’igiene. Ma in un ospedale questo non può avvenire perchè le pulizie quotidiane, l’uso di disinfettanti,  l’accudimento del paziente, dovrebbero impedire qualsiasi vita degli insetti a cui gli effluvi dei detergenti sbarrano la strada. Una paziente intubata si presume che sia in un reparto asettico, continuamente sorvegliato e monitorato dove non può esistere nessuna invasione “aliena”, nè tale invasione può avere il modo e il tempo di inerpicarsi su un corpo. Quindi solo l’incuria, la disattenzione, la mancanza di sorveglianza, l’inesistenza di ogni azione di profilassi, possono far sì che ciò accada, quella signora intubata era semplicemente abbandonata a se stessa e in quel reparto mancavano le condizioni minime di igiene, obbligatorie in un ospedale. Non sappiamo se, una volta scemato il clamore mediatico,  qualcuno abbia pagato o pagherà per questa colpevole negligenza, sappiamo solo che questa donna è morta, nello stesso giorno in cui  il governatore della Campania ha presentato la sua trionfante conferenza di fine anno sciorinando i dati, i successi, i milioni di euro investiti nella sanità, nello sviluppo, nel lavoro, nella cultura, e in tutti i vari capitoli di spesa di cui si occupa un organismo mastodontico come la Regione Campania. Con tanto di opuscolo illustrato che con foto rassicuranti, padiglioni ospedalieri tirati a lucido, medici e infermiere bellissimi in immacolato camice bianco o in in camice blu,  girano per le corsie  degne di “Grey’s Anatomy”, restituendoci la narrazione di una regione affascinante, operosa, forte e sicura, una Regione nello Spazio dove le scene taroccate danno l’idea di una civiltà del futuro, in costante evoluzione. Ma non c’è opuscolo che tenga nè abilità di fotoshop di fronte alle immagini vere delle cronaca, i Lea saranno anche saliti di molti punti, ma la realtà supera l’immaginazione perchè la signora delle formiche inchioda, tracima gli annunci, schiaffeggia la propaganda,  la vanifica. La signora non sarà morta per le incurie, come recita il freddo comunicato della direzione sanitaria regionale, un triste elenco delle patologie che a dire del messaggio erano senza scampo- “La paziente, 70 anni era affetta da doppio ictus cerebrale con tetraparesi, triplice by pass aorto coronarico, insufficienza respiratoria trattata con tracheotomia…”- ma possiamo ipotizzare che con cure migliori, con una dose in più di attenzione e rispetto, questa minuta donna tailandese, piccola come uno scricciolo, passata da nosocomi dai nomi suggestivi, dal S. Giovanni Bosco all’Ospedale del mare, sarebbe sopravvisuta. Nessuno può essere certo che l’incuria non c’entri, nemmeno la sicura direzione sanitaria che cerca di scaricare la responsabilità di una morte, senza una parola di rammarico per non dire di scuse e a cui almeno il beneficio del dubbio gioverebbe, visto che l’avvocato della famiglia ha chiesto di effettuare l’autopsia per accertare le cause della morte. Diciamolo pure, questa immigrata che muore nello stesso giorno della conferenza stampa, rischiando di oscurarla, è proprio una rompiscatole e meglio faceva se se ne stava a casa sua  a coltivare i campi invece di farsi ricoverare in un ospedale napoletano. Appunto, chi era costei, quale era la sua storia, non lo sappiamo, spesso i corpi sbattuti sui giornali non hanno nemmeno un nome, e invece la signora un nome lo aveva, si chiamava Thilakawathie Dissianayake ma lei rimarrà per sempre per noi la signora delle formiche che morendo nel giorno dell’opuscolo-day ha schiacciato con il suo corpo minuto il solito vantone, che riposi in pace e che si scriva sulla sua tomba o sulla sua urna, “la Signora delle formiche morta il 29 dicembre a Napoli, per troppa vanagloria”.

 

 

Luciana Libero

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