Battipaglia, cumuli di promesse e rifiuti

Da quattro mesi noi cittadini di Battipaglia, praticamente tutti, dal sindaco all’usciere, dagli appartenenti al Comitato “Battipaglia dice no” ai commercianti e gli studenti, gli operai, i professionisti, siamo costretti a ripetere – come un mantra ossessivo – “non siamo contro gli impianti di compostaggio e non siamo vittime della sindrome del NIMBY”.
A questa cantilena, che somiglia al grido disperato di chi dice “non sono pazzo” ci hanno costretti in tanti: l’assessore regionale all’ambiente e il suo Piano Regionale dei rifiuti, il ministro Galletti, la grande stampa che ha mobilitato il Chicco Testa di turno all’indomani della meravigliosa “marcia dei 10.000”, la più grande, pacifica e partecipata manifestazione democratica della nostra storia cittadina. “E’ il comitatismo… – tuona l’assessore Bonavitacola – gente che non fa differenza fra un impianto di compostaggio e una centrale nucleare”. Eppure noi battipagliesi, nostro malgrado, siamo degli esperti in materia di rifiuti. Siamo stati, per 9 anni, sede di una discarica di ambito poi diventata – per altri 3 – una discarica a servizio dell’intera provincia di Salerno. E quella – assieme ad altre tre, rimaste tutte senza bonifica – ci hanno costretto a documentarci sui loro pericoli, su percolato, falde acquifere, differenza fra bonifica e “messa in sicurezza”. Poi il “Piano Rastrelli” (il Piano rifiuti di 20 anni fa) ci indicò come sede di un inceneritore. E mentre lottavamo per resistere ci documentammo sugli inceneritori, le polveri sottili, le diossine. Poi ci dissero: “siamo in emergenza… ciascuno deve farsi carico del problema, anche chi ha già dato” e iniziarono la costruzione di un impianto di produzione di CDR. Da allora, per 15 anni, abbiamo “tritovagliato” oltre quattro milioni di tonnellate di rifiuto indifferenziato provenienti da centinaia di comuni campani. E abbiamo imparato tutto sul “Combustibile Derivato da Rifiuti”, sulle ecoballe, sul trasporto. E ci siamo attrezzati ad essere virtuosi: facendo il 65% di raccolta differenziata, imparando concetti come le quattro R, l’economia circolare.
Nel frattempo, da sei anni la nostra città è assediata da un fetore insopportabile, che ci costringe a chiuderci in casa. Nel frattempo è stato aperto ad Eboli, a 150 metri dall’impianto di CDR, un impianto di compostaggio. Nel frattempo sei privati sono stati autorizzati dalla Regione a trattare immondizia nella nostra città; e lo fanno: per 88.000 tonnellate annue. Quando aprirono il CDR (diventato poi STIR) ci dissero – e scrissero in un protocollo d’intesa – che avrebbero bonificato le discariche, ci avrebbero aperto un’uscita autostradale dedicata ma – sopratutto – “col crescere della differenziata il “tal quale” si ridurrà… l’impianto diventerà desueto e lo sostituiremo con un impianto di compostaggio che costruiremo altrove”. Nero su bianco. Firmato: commissario straordinario di Governo.
E adesso? Adesso la Regione si rimangia l’impegno. Lo STIR ha poco “materiale” da lavorare (190.000 tonnellate) e il Piano Regionale, invece di chiuderlo come promesso, prevede di ampliarlo. Aggiungendovi una linea per il trattamento dell’umido. Per altre 35.000 tonnellate. Sempre qui. Sempre in casa nostra. Sempre nel nostro giardino.
Violando il protocollo sottoscritto. “In cambio vi bonificheremo le discariche, vi apriremo un’uscita autostradale ecc. ecc.” Le stesse, identiche promesse di 15 anni fa. Questo prevede il Piano Regionale; contro questo noi battipagliesi lottiamo. Ma non solo. Lottiamo contro il progetto di trasformare la nostra città e la Piana del Sele da area vocata all’agricoltura di qualità a Polo Industriale del trattamento dei rifiuti. Un progetto politico criminale (perché lo sappiamo tutti quanta economia criminale si intrufola in questo settore); l’ampliamento dello STIR è la punta di un iceberg: questo catorcio di Piano Regionale, a metà fra il romanzo d’appendice e il libro dei sogni, in oltre 1.100 pagine non dedica un rigo, un solo rigo, all’industria privata di trattamento dei rifiuti. Ve lo immaginate un Piano Sanitario Regionale che non tenga conto in nessuna sua parte dell’offerta sanitaria e di posti letto nelle strutture convenzionate? Ecco: il piano Regionale dell’RSU è così. Descrive regola flussi e carichi nelle varie zone ma tace dei privati. Gli uffici regionali valutano l’impatto ambientale di un privato, poi di un altro e poi di un altro ancora ma non pensano mai all’impatto complessivo su un’area e sulla sua vocazione. E così oggi a Battipaglia sette impianti lavorano oltre 300mila tonnellate di spazzatura. Sapete per quali quantitativi sono autorizzati questi impianti, tra pubblici e privati? Ne avete una vaga idea? A fronte dei 2,6 milioni di tonnellate di immondizia che “produce” ogni anno l’intera regione Campania? Due milioni e quattrocentomila tonnellate l’anno. Potremo arrivare a trattare il 95% della “monnezza” dell’intera Regione. Ecco perché lottiamo. E continueremo. Senza tregua.

Raffaele Cucco Petrone

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